Com’è la tua leadership? O dovrei dire, cosa intendi per leadership? Io per leadership intendo la capacità di essere da guida agli altri con i tuoi comportamenti. La capacità di anteporre gli obiettivi delle organizzazioni o gruppi di cui fai parte a quelli personali.
In molti contesti le persone al comando, se non sono raccomandati, quella è un’altra specie, sono dei brillanti manager che hanno un lungo curriculum di successi ed occupazioni di rilievo.
Hanno avuto e sicuramente avranno degli ottimi risultati personali, e mi fanno anche un po’ di invidia, ma, a mio parere, per far sì che l’organizzazione di cui fai parte abbia successo, e quindi possa pagarti lo stipendio alla fine del mese, devi fare in modo che sia il gruppo ad aver successo.
Questo può comportare anche lavorare nell’ombra, senza dare risalto ai tuoi pregi, ai tuoi meriti; più importante è saper valorizzare il contributo e le capacità di tutti i componenti del gruppo.
Certo ci vuole “polso” per far sentire e rispettare il proprio parere quando sei sicuro di avere, per esperienza o preparazione, la soluzione ad un problema.
Ma devi allo stesso modo saper ammettere un errore, riconoscere la bontà di un’idea di qualcun altro.
Devi saperti affidare alle competenze degli altri se ritieni sinceramente che siano superiori alle tue ed allo stesso tempo sapere che una risposta ottimale può arrivare anche dal saper guardare il problema da angolazioni differenti.
Se sei poco esperto o nel gruppo c’è chi lo è meno di te, sappi che guardare situazioni con occhi e cervello “puliti” da condizionamenti dovuti a precedenti esperienze, può portare a soluzioni innovative.
Bisogna avere la disposizione d’animo per parlare con tutti, tecnici e non, esperti e giovanissimi, ad insegnare e ad imparare.
Un’altra importante caratteristiche del leader, e di chiunque inizi una nuova avventura lavorativa, è la disponibilità e la preparazione a collezionare fallimenti.
Sinceramente mi fido poco di chi non ha dubbi e non ha mai sbagliato, non perché non credo al fatto che non si possa essere perfetti, ma perché la perfezione, anche se esistesse, ti nega di vivere situazioni di stress, tensione e sensi di colpa che bisogna saper affrontare. Anche con gli errori si forgiano carattere ed esperienza e chi non sbaglia mai (ma chi non sbaglia mai?) semplicemente non sa se saprà affrontare o meno i fallimenti.
Non essere troppo legato al posto di comando. Ho conosciuto persone che hanno detto chiaramente di voler essere rispettati come il capo, capo ufficio, capo commessa, capo reparto, e mi fermo qui perché mi sembra già di vedere il sorriso di chi conosce il dialetto di casa mia e vorrebbe completare la frase. Al contrario bisogna capire i momenti in cui il gruppo può andare col pilota automatico e tu devi farti da parte per lasciar esprimere tutti, e quando hai bisogno di passare momentaneamente il posto di comando a qualcuno che può farlo meglio di te. Ti si dovrebbe riconoscere, in questi casi, anche la capacità di scegliere i collaboratori e di assegnare loro i giusti compiti e la necessaria autorità.
In ultimo devi saper dare l’esempio, anche per lanciarti e fare il “lavoro sporco” se vuoi che anche gli altri, quando necessario, facciano altrettanto.